sabato 24 novembre 2018

Cosí prosegui, passando da una periferia all'altra, e viene l'ora di partire da Pentesilea. Chiedi la strada per uscire dalla città; ripercorri la sfilza dei sobborghi sparpagliati come un pigmento lattiginoso; viene notte; s'illuminano le finestre ora piú rade ora piú dense. Se nascosta in qualche sacca o ruga di questo slabbrato circondario esista una Pentesilea riconoscibile e ricordabile da chi c'è stato, oppure se Pentesilea è solo periferia di se stessa e ha il suo centro in ogni luogo, hai rinunciato a capirlo. La domanda che adesso comincia a rodere nella tua testa è piú angosciosa: fuori da Pentesilea esiste un fuori? O per quanto ti allontani dalla città non fai che passare da un limbo all'altro e non arrivi a uscirne?

venerdì 23 novembre 2018

Mia cara piccola ragazza,
per molto tempo avrei voluto scriverti la sera, dopo una di quelle uscite con gli amici che presto descriverò in “A Defeat”, di quel tipo quando il mondo è nostro. Volevo portarti la mia gioia del vincitore e posarla ai tuoi piedi, come facevano all’epoca del Re Sole. E poi, stanco per tutto il vociare, sono sempre e solo andato a letto. Oggi lo sto facendo per sentire il piacere, che ancora non si conosce, di trasformare all’improvviso l’amicizia in amore, la forza in tenerezza. Stanotte ti amo in un modo che non hai conosciuto in me: non sono né consumato dai viaggi, né avvolto nel desiderio della tua presenza. Sto padroneggiando il mio amore per te e lo sto girando verso l’interno come elemento costitutivo di me stesso. Questo accade molto più spesso di quanto dico a te, ma raramente quando ti sto scrivendo. Cerca di capirmi: ti amo mentre faccio attenzione alle cose esterne. Tu sei mia, le cose sono mie, e il mio amore altera le cose intorno a me e le cose intorno a me alterano il mio amore. A Tolosa ti ho semplicemente amata. Stasera ti amo in una sera di primavera. Ti amo con la finestra aperta.

giovedì 22 novembre 2018


lunedì 19 novembre 2018

Ai miei editori

A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.
 Emilio Salgari

domenica 18 novembre 2018


venerdì 9 novembre 2018

Ti ricordi che nebbia
Ci ha seppelliti una settimana
Ricordi che abbiamo sbagliato strada
E risalendo la valle
Abbiamo scoperto che il cielo era sgombro
Eppure nemmeno lì sotto
Neppure lo schifo d'inverno
Nemmeno l'inferno
Vorrei starti lontano
Te lo dico più piano
Lo penso ogni volta che devo partire
È sempre bello tornare
Confuso, spaccato, fatto, sfatto
È bello percorrere i sensi vietati guidando veloce con gli occhi bendati raggiungerti e dirti mi piaci
Cazzo se mi piaci

Ma quanto tempo è passato?
È ricominciata l'estate
Tutto si ripete
Me ne vado lontano
E non scrivo e non chiamo
E non so bene se voglio partire
È sempre bello tornare
Confuso, spaccato, fatto, sfatto
È bello percorrere i sensi vietati guidando veloce con gli occhi bendati raggiungerti e dirti
sei la mia città fuori dal centro
sei la mia città fuori dal tempo
e quando tornerò, qualcosa cambierà

domenica 4 novembre 2018


chi mai la storia fino in fondo
del vecchio potrà raccontare?
pesare su un piatto l`assenza?
valutare in piena coscienza
tutto ciò che viene a mancare?
dei tanti dolori del mondo
stimare la somma e la mole?
rinchiudere il niente in parole?

venerdì 2 novembre 2018

Cara Aida, fino a oggi tutte le follie di cui un uomo è capace io le ho provate: nato in una notte di tempesta, vissuto tra le tempeste e gli oceani ove l’anima diventa selvaggia, e le pazzie del giornalismo ove la pazzia diventa un dovere, la mia vita doveva essere tempestosa per necessità. Ma un giorno ho veduta voi, e in me si è operato uno strano cambiamento: ho sentito il bisogno di amare, ma realmente amare fuori dalle tempeste in cui ero fino a ieri vissuto; ho sentito come il bisogno di porre un freno agli impeti ardenti del sangue febbricitante e agli impeti irrefrenabili dell’anima selvaggia. E non so, da giorni sento per la seconda volta in vita mia, una strana fiamma invadermi questo cuore che non credevo più accessibile ad alcuna reale passione dopo una terribile disillusione provata nella prima gioventù, che ho trascinata, terribile martirio, nelle mie corse attraverso i mari per lunghi anni.
Sento come un tormento che non so domare. Sono strane tempeste che certi giorni mi scoppiano nel cuore; strani fremiti che mi corrono per sangue e come un desiderio di libertà.

E pure ti ho amato, ti amo ancora immensamente: ti sogno nelle mie notti tormentose e assorbi tutto il pensiero mio e soffro in silenzio, tacitamente dell’indifferenza tua, e quanto anche! Non so, tu mi hai stregato, sento per istinto che tu mi spezzerai l’anima, che mi avvelenerai questa fantasia che lotta giorno per giorno per farmi un nome, sento che il nostro amore per qualcuno di noi sarà terribile, sarà fatale a questo qualcuno, e questo sarò io perché non saprò mai dimenticarti.

Mia cara Aida, quantunque molte, forse troppe tempeste abbiano attraverso i nostri cuori, ricorderò sempre con affetto colei che ho scelto a compagna della mia vita, e che doveva essere la luce dei miei occhi e dei miei pensieri.

Ti amo Aida,
un bel bacio, il tuo Selvaggio malese
Emilio Salgari

giovedì 1 novembre 2018