domenica 29 giugno 2014

Care No Cure

martedì 24 giugno 2014

SCN



Ai Cappellani Militari Toscani che hanno sottoscritto
il comunicato dell'11 febbraio 1965

Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.

PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.

SECONDO perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.
Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.
Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.

Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa.
Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.
Articolo 11 "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...".
Articolo 52 "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino".
Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia.
Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile?
Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico.
Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, I'esecuzione sommaria dei partigiani, I'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, I'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, I'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?
Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri "superiori" sfidando la prigione o la morte? Se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova mostrando

mercoledì 18 giugno 2014

Syn

"..Adaptation (Il ladro di orchidee) o Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello) avevano, alla fine, una valvola di salvataggio, un concetto intelligente che la gente capiva. Non c’è nulla del genere in questo film, cosa che è più simile alla vita. Le cose volano via e vanno fuori di testa e l’essere incomprensibile sembra il processo dell’esistenza. Questo è quello che mi sono proposto di esplorare. Non so. Forse non è una buona idea per un film."
Charlie Kaufman

giovedì 12 giugno 2014

venerdì 6 giugno 2014

the world from the corner

L'asse d'ogni curva, qui, è decapitante,
perciò non camminiamo.
La geometria, da noi, è una tagliola,
'nu temperino subdolo, capzioso.
Spira aria 'e ghigliottina, qui da noi,
p'ogni vicolo e pontone.
Un terrore diffuso che blocca o irrigidisce,
insieme ai passi, qualsiasi pensiero.

Da voi invece tutto sembra piano,
liscio, euclidéo.
Tutto è senza rischio. O almeno così appare.
Tutto è senza orrore curve inibizioni.
'Nu muro eterno a voi vi libera dai raggi
li rimanda li riflette. Scherma.
La luce non vi acceca, no
non è per voi tortura, una fissa ed atroce compagnia.
Piuttosto vi accarezza, vi lusinga
Talvolta vi cola dalle ciglia come pianto
o 'a scazzimma rugiadosa de' ccriature,
'a matìna appena svegli, dall’angolo d' 'a cornea.

A nuie ce sfregia 'a luce, invece
ci tagliuzza, ci sminuzza, squarta
nun appena 'a jamm'incontro
La dobbiamo attraversare come a lutto
ciechi, incappucciati a boia
fotoresistenti quasi, sagome d’amianto.
E quando, po', ca passa parte a parte,
dal diaframma, penetrando, o in punto-cuore,
niente la respinge o la devìa, distorce,
anzi, l'anima s''a tene, s''a trattene,
e si carica, s'incendia, del suo fuoco,
che è ssulo 'nu castigo,
e però come fosse indifferente, opaca
orba di volontà e passione.
La passione più diffusa, qui da noi,
non è lo sdegno o l'orologio o il possesso
geloso delle cose, no.

Piuttosto è la distanza.
Sopportare il fastidio d''a luce, d' 'o ffuoco,
come fosse 'nu martirio, ma sdoppiato, obliquo,
non riguardante affatto alcun di noi.

martedì 3 giugno 2014


domenica 1 giugno 2014

è stata tua la colpa

e allora
adesso che vuoi
volevi diventare
come uno di noi
e come rimpiangi
quei giorni che
eri un burattino
ma senza fili
e invece adesso i
fili ce l'hai
e adesso non
fai un passo
se dall'alto non c'e'
qualcuno che comanda e
muove i fili per te
adesso la gente
di te piu' non ridera'
non sei piu' un
saltimbanco
ma vedi quanti
fili che hai
e' stata tua la scelta e
allora adesso
che vuoi
sei diventato
proprio come
uno di noi
a tutti gli agguati
del gatto e la
volpe tu
l'avevi scampata
sempre pero'
adesso rischi
di piu'
e adesso non
fai un passo
se dall'alto non c'e'
qualcuno che comanda e
muove i fili per te
e adesso che ragioni
come uno di noi
i libri della scuola
non te li venderai
come facesti
quel giorno
per comprare il
biglietto e entrare
nel teatro di
mangiafuoco
quei libri adesso
li leggerai
vai vai e
leggili tutti
e impara quei
libri a memoria
c'e' scritto che i
saggi e gli onesti
son quelli che fanno
la storia
fanno la guerra
la guerra e' una
cosa seria
buffoni e burattini
no non la faranno mai
e' stata tua la scelta e
allora adesso
che vuoi
sei diventato
proprio come
uno di noi
prima eri un buffone
un burattino
di legno ma
adesso che sei normale
quanto e' assurdo il
gioco che fai

Napoli, colto da infarto, muore in metropolitana

ENTRE LA LUZ Y LA SOMBRA (comunicato di fine esistenza)


La Realidad, Pianeta Terra.
Maggio 2014.

Compagna, compagno
Buona notte, sera, giorno in qualsiasi sia la vostra geografia, il vostro tempo e il vostro modo.
Buona alba.
Vorrei chiedere alle compagne, compagni e compagnei della Sexta che vengono da fuori, in particolare ai mezzi di informazione indipendenti compagni, la vostra pazienza, tolleranza e comprensione per ciò che dirò, perché queste saranno le mie ultime parole in pubblico prima di cessare di esistere.
Mi dirigo a voi e a color che attraverso di voi ci ascoltano e ci guardano.
Forse all'inizio, o nel trascorso di queste parole crescerà nel vostro cuore la sensazione che qualcosa è fuori luogo, che qualcosa non quadra, come se stessero mancando uno o vari pezzi per dare senso all'enigma che vi si mostrerà. Come che di per sé manca quello che manca.
Forse poi, giorni, settimane, mesi, anni, decadi dopo si capirà quello che adesso diciamo.
Le mie compagne e compagni dell'EZLN in tutti i livelli dell'organizzazione non mi preoccupano, perché è questo il nostro modo di qua: camminare, lottare, sapendo sempre che manca quello che manca.
Inoltre, che non si offenda nessuno, l'intelligenza dei compagni e compagne zapatisti è molto più in alto della media.
Per il resto, ci soddisfa e rende orgogliosi che sia di fronte