martedì 22 aprile 2014

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führe mich

martedì 1 aprile 2014

I misteri della fede non sono un oggetto per l’intelligenza in quanto facoltà che permette di affermare o di negare. Non appartengono all’ordine della verità, ma a un ordine superiore. L’unica parte dell’anima umana capace di un contatto reale con essi è una facoltà di amore soprannaturale. Soltanto questa è pertanto capace di un’adesione nei loro riguardi.
Il ruolo delle altre facoltà dell’anima, a cominciare dall’intelligenza, è soltanto quello di riconoscere che ciò con cui l’amore soprannaturale viene a contatto è reale; che tali realtà sono superiori agli oggetti di loro pertinenza; e di tacere non appena l’amore soprannaturale si desta in modo attuale nell’anima.
La virtù di carità è l’esercizio della facoltà di amore soprannaturale.
La virtù di fede è la subordinazione di tutte le facoltà dell’anima alla facoltà di amore soprannaturale.
La virtù di speranza è un orientamento dell’anima verso una trasformazione dopo la quale essa sarà interamente ed esclusivamente amore.
Per subordinarsi alla facoltà di amore, le altre facoltà devono trovarvi ciascuna il proprio bene; in particolare l’intelligenza, che è la più preziosa dopo l’amore. E le cose stanno effettivamente così.
Quando l’intelligenza torna a esercitarsi di nuovo, dopo aver fatto silenzio per consentire all’amore di invadere tutta l’anima, si trova a possedere più luce di prima, una maggiore attitudine a cogliere gli oggetti, le verità che sono di sua pertinenza.
Non solo: io credo che tali silenzi costituiscano per essa una educazione che non ha equivalenti e le permettano di cogliere verità che altrimenti le resterebbero celate per sempre.
Ci sono verità che sono alla sua portata, che essa può cogliere, ma solo dopo essere passata in silenzio attraverso l’inintelligibile.
Non è questi che Giovanni della Croce intende dire chiamando la fede una notte?
L’intelligenza può riconoscere i vantaggi di questa subordinazione all’amore soltanto per esperienza, a cose fatte. Prima, non ne ha alcun presentimento. Non ha inizialmente alcun motivo ragionevole di accettare questa subordinazione. Cosicchè questa subordinazione è opera soprannaturale che soltanto Dio opera.
L'intelligenza deve esercitarsi in totale libertà, oppure tacere. Nel suo ambito la Chiesa non deve avere nessun diritto di giurisdizione. Ovunque ci sia disagio dell'intelligenza c'è oppressione dell'individuo da parte del sociale, che tende a diventare totalitario. La Chiesa ha stabilito un totalitarismo, così essa oggi non è priva di responsabilità negli attuali avvenimenti.

Quando si fa perfetta attenzione a una musica perfettamente bella (e lo stesso vale per l'architettura, la pittura la scultura ecc..) l'intelligenza non ha al riguardo alcunchè da affermare o da negare. Ma tutte le facoltà dell'anima, compresa l'intelligenza, tacciono e sono sospese all'ascolto. L'ascolto è applicato ad un oggetto incomprensibile ma che racchiude della realtà e del bene. E l'intelligenza che non vi coglie alcuna verità vi trova nondimeno un nutrimento. Il mistero del bello nella natura e nelle arti (ma soltanto nell'arte di primissimo ordine, perfetta o quasi) è un riflesso sensibile del mistero della fede.