venerdì 6 giugno 2014

the world from the corner

L'asse d'ogni curva, qui, è decapitante,
perciò non camminiamo.
La geometria, da noi, è una tagliola,
'nu temperino subdolo, capzioso.
Spira aria 'e ghigliottina, qui da noi,
p'ogni vicolo e pontone.
Un terrore diffuso che blocca o irrigidisce,
insieme ai passi, qualsiasi pensiero.

Da voi invece tutto sembra piano,
liscio, euclidéo.
Tutto è senza rischio. O almeno così appare.
Tutto è senza orrore curve inibizioni.
'Nu muro eterno a voi vi libera dai raggi
li rimanda li riflette. Scherma.
La luce non vi acceca, no
non è per voi tortura, una fissa ed atroce compagnia.
Piuttosto vi accarezza, vi lusinga
Talvolta vi cola dalle ciglia come pianto
o 'a scazzimma rugiadosa de' ccriature,
'a matìna appena svegli, dall’angolo d' 'a cornea.

A nuie ce sfregia 'a luce, invece
ci tagliuzza, ci sminuzza, squarta
nun appena 'a jamm'incontro
La dobbiamo attraversare come a lutto
ciechi, incappucciati a boia
fotoresistenti quasi, sagome d’amianto.
E quando, po', ca passa parte a parte,
dal diaframma, penetrando, o in punto-cuore,
niente la respinge o la devìa, distorce,
anzi, l'anima s''a tene, s''a trattene,
e si carica, s'incendia, del suo fuoco,
che è ssulo 'nu castigo,
e però come fosse indifferente, opaca
orba di volontà e passione.
La passione più diffusa, qui da noi,
non è lo sdegno o l'orologio o il possesso
geloso delle cose, no.

Piuttosto è la distanza.
Sopportare il fastidio d''a luce, d' 'o ffuoco,
come fosse 'nu martirio, ma sdoppiato, obliquo,
non riguardante affatto alcun di noi.