martedì 9 giugno 2009

Musica che si spegne

A Petru, musicista per niente

Montesanto, Napoli
27 maggio 09


Correvo oltre il confine della vita a una velocità ormai infinita inciampando oltre al desiderio di volare per tentare di specchiarmi senza lo schifo.
Precipitavo però nel fondo dell’intimità della chiesa di santa maria delle grazie dove cristo muore indicando la via non capita.
Passavo proprio nel centro di Piazzetta Concordia, davanti alla stazione,ma mai nome fu così sbagliato.

Entrando è come se la sentissi ancora quella voce di donna, la moglie, come eco di vittima in croce, che gridava dolore in rumeno, inveiva contro la polizia in uno stentato italiano e stringeva a se una piccola fisarmonica rossa caduta al marito al momento dello sparo.
Correvo quindi oltre i binari per scappare da questa vita, solo un grande dolore.
Il giorno dopo la sparatoria sul treno nessuno pare ricordare nulla.

Io mi fermo aggrappato al palo della cumana quasi a cercare un abbraccio, e non riesco a capire se quello che sento è la musica di quella fisarmonica oppure viene dalla mia mente.

Ma oggi in cumana non suona nessuno.

Eppure so che c’è, quella stessa musica la sento da lontano, non ricordo il suo nome sui giornali non c’è ma ricordo che amavo la velocità del battito delle sue dita…

Sedotto dal pensiero di questa fisarmonica sempre più dolce, in una diabolica ipnosi, racchiuso nel buio più totale, rivedo immagini di tanti viaggi... Montesanto-Pianura, partenza e ritorno
Profeta del buio, il fisarmonicista rumeno è sempre stato mio consigliere, nelle notti di un intera adolescenza…
Nei miei occhi adesso solo il cuore straziato di quella donna che si disintegra, odore d'incenso per le mie narici ed un motivetto zingaro che fischietto a cui unisco un tintinnio battendo le dita piano sul metallo della cumana...
Emozioni rapite per un momento

Il mio corpo lascio che vada da se, lascio che oscilli come la lancetta ubriaca di un vecchio orologio...
Voglio ritrovare quella sensibilità che la gente ha perso lungo il cammino, nel degrado estetico di questo schifo di paesaggio che si vede dai finestrini.
Chiudo gli occhi e la mia mente si disperde nel sonno e nel buio, si sparge nello spazio, si allontana via senza sapere quale sarà la sua direzione, in questa allucinata sensazione, il dolore è attenuato, solo per un istante, buio assoluto in cui so che non potrò vedervi, ma lascio che la mia mente segua solo le vostre note...
E il fiato rumeno penetra nei fori della fisarmonica, ormai esausta, e suona l'ossessione del mondo, e dai pori del suo strumento esce l'aria del dolore...
Apro gli occhi, guardo le mie mani, come un bimbo nella scoperta del suo corpo, e vedo che non sono più le stesse, intravedo al finestrino che qualcosa è segnato anche negli occhi...

Quando ci si sveglia dal dolore non ci si riconosce più.

A Soccavo si aprono le porte ed entra un violinista, io attendo la sua musica,

ma si guarda intorno, immobile, e non fa nulla

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