domenica 22 gennaio 2017

Caro Adriano
al telefono dici “va bene, sentiamoci..” e mi resta sempre il sentimento di averti disturbato. Che ci sentiamo un’altra volta, questa volta no! Non so se “ci sentiamo” sia uguale a “come stai?”, una espressione obbligata della forma, a cui bisogna sempre rispondere nello stesso modo.
Vorrei lamentarmi molto, ma non ho appigli e non so dove portare il mio lamento. Bisogna, mi pare di capire, essere asciutti come marinai o come donne che hanno già pianto. Bisogna sapere che quello che ci aspetta lo abbiamo già avuto e che adesso il naso prende perché il tempo incalza. E smonta i volti, ne riscrivere la trama. Io per esempio a volte ho l' impressione che il tempo cancelli gli zigomi come se questi fossero scritti con la matita, sicchè mi prende la nausea di avere quasi quarant' anni e una faccia da bambina pesta. Destinata a invecchiare in un solo giorno, dopo una decisiva tempesta ormonale (le facce un certo punto si rivestono del carattere dell' opinione che sia ha di se. Credo che lo status serva a questo; a difendersi dallo smascheramento del tempo).
A Vienna ho conosciuto il Dalai Lama. Rispondeva ai giornalisti con molta leggerezza mescolando le parole alle risate. Ha detto che milioni di cinesi crescono senza avere la nozione della spiritualità né del sentimento della religione. Lui può insegnare loro la nonviolenza e questa è l' unica possibilità vera per la Cina e per gli altri che il bene  vinca sul male. Quest' ultima cosa la dico io: per i tibetani non c'è bene e non c'è male.
C'è solo il divenire la trasformazione e la completa partecipazione all' attimo che segue l' attimo.
questo vuol dire essere centrati in se stessi, godere dell' universo, essere un vuoto dove passa ogni cosa.
Dove non c'è paura. E’ una condizione che conosciamo anche noi sebbene non la perseguiamo come permanente nella sua trasformazione. A me accade di provarla quando faccio una cosa qualunque, lavare i piatti o giocare con la bella Mimina, e sono tutta in quella cosa.
Allora, prima che la mente mi mostri me stessa, nell' atto compiuto (quando arriva la mente è già tutto accaduto) io provo un grande benessere e una assoluta mancanza di fatica.
Naturalmente mi accade di essere vuoto anche quando scrivo. Allora è come se la scrittura fosse automatica, come se io non ci fossi. C'è un grande silenzio e le parole vengono da sole. Sono belle perfette: il punto più vicino alla verità che mi è concesso di conoscere. La creazione accade nel vuoto. E questa è la preghiera. Così quando mi sono mescolata alla folla dei fedeli del Dalai Lama e l' ho raggiunto, mi è presa una specie di paralisi e non riuscivo a risolvermi a fare più nulla.
Sono stata spinta verso di lui e mi sono aggrappata alla mano che tendeva. Ho sentito una esplosione di calore al centro del petto e un dolore acre alla gola, come quando si corre molto e viene la fatica del respiro. Sono rimasta alcuni secondi incapace di tirare il fiato, con il sentimento che avrei potuto svenire.
Poi ho aperto i polmoni ed ero felice come quando da piccola tornavo da una processione (ho sempre pensato che le processioni fossero un appuntamento mio personale con i santi la Madonna il Sacro Cuore di Gesù). Quando sono tornata in albergo cercavo su me stessa il segno lasciato dall' energia dell'incontro. C'era, ma tu mi prenderesti in giro.
Ho pensato che fosse giusto apparire sui giornali nascosti interamente da lettere Save Tibet come tibetani che dimostravano all' interno della Conferenza dei Governi.
Una buona azione viene sempre premiata. Era d'accordo anche Calvino: il premio del bene è il bene compiuto. Queste riflessioni non mi hanno impedito di massacrare una ragazza tedesca che stava con noi. Come dice Sergio, sono una razzista dell'intelligenza. Secondo me sono una ragazza della via Pal.
Allora “ci sentiamo”…

Mariateresa
estate '94