Napoli, Via Chiaia, aprile 1959: l'uomo dal trench
A via Chiaia un amico mi additò due volte Renato Caccioppoli, vestito del suo logoro trench bianco sporco, curvo e prostrato la prima volta, gesticolante, come se accennasse con la mano un tema musicale, e vacillante nel passo, la seconda.
Aveva gli occhi socchiusi e pareva non vedere nessuno. Io avevo già fuggito il mondo della mia famiglia, dal quale anche lui si era molti anni prima allontanato, e in nome di valori che mi parevano affini ai miei. Somigliava in quell'incontro a un personaggio di Beckett, che in quel periodo stavo leggendo. Mentre lui si accingeva a togliersi la vita, senza che la sua intenzione fosse trapelata all'esterno, io mi accingevo a sposarmi in segreto. Ho sempre pensato da allora, per la casuale concomitanza di quei due avvenimenti, che il segreto doveva proteggere gli atti fondamentali della vita e a questo principio mi sono finora attenuta.