sabato 11 giugno 2011
Questo è Franz Kafka.
Si abbracciarono, quel piccolo corpo bruciava nelle mani di K.; in un oblìo di sé dal quale K. tentava di sottrarsi continuamente ma invano, rotolarono alcuni passi più in là, urtarono con un rumore sordo contro la porta, poi si ritrovarono distesi fra pozze di birra e altro sudiciume di cui il pavimento era coperto. Passarono così delle ore, ore di respiri mescolati, di cuori che battevano insieme, ore durante le quali K. aveva la sensazione costante di smarrirsi o di essersi inoltrato in un paese straniero come nessun uomo prima di lui, in un paese dove l'aria stessa non aveva un solo elemento in comune con l'aria del paese natale, dove il sentimento di estraneità toglieva il respiro e tuttavia non si poteva far altro, in mezzo a quelle seduzioni insensate, che andare avanti e smarrirsi ancor di più.