Quella costruzione era un sunto di storia, oppure no. Era il suo carnefice convertito proprio quando toccava a lui, cinquecento anni fa. Le esecuzioni di 800 e più martiri ebbero luogo in un campo di grano di quei coloni inturbantati che mietevano spighe d'oro ingemmate in cinabro, impazziti all'incanto di quella miniera di Fede.
In quell'occasione egli pensò che sarebbe stato facile incontrarsi un'ultima volta. Era un santo a pregarla. Perciò le aveva scritto: "Vieni, stavolta è grave". E la risposta di Lei fu "stai tranquillo, ora non posso davvero. Vedrai che tutto andrà bene". Pose il capo su un sasso e la sognò. Si ridestò che ancora non l'avevano decapitato. Guardò in alto cercando il suo carnefice e lo trovò crocifisso. Gli spiegarono che era stato così punito perché aveva all'improvviso mutato fede. Poi gli dissero di levarsi e andarsene. Lui non aveva osato insistere, lo avevano umiliato, non c'è dubbio, ma l'avrebbe rivista.
Se fosse stato vero il palazzo moresco, sarebbe anche vero oggi che le sue ossa figurerebbero sui velluti rossi nella cripta della Cattedrale di Otranto, incastrate, nel prodigio che le vuole ancora rivestite di carne, dopo tanto, come in quell'altro tutto suo miracolo che dopotutto la pensava ancora.
Bisogna pensare che Otranto aveva a quel tempo trentamila abitanti, era tanto allora.
Lo sbarco dei turchi fu improvviso, la città fu letteralmente distruttta dopo un lungo assedio in un mare di sangue;
si ebbero due specie di martiri:
quelli caduti in difesa delle mura "martiri della patria"
e quelli (in numero di 800 e i superstiti) che posti di fronte all'alternativa di rinnegare il Cristo per Maometto rifiutarono e condotti in un campo di grano (ecco perchè figurano delle spighe fra le membrane e le ossa vedete) furono giustiziati decapitati o impalati, sono "martiri della fede".
In questa cripta noi custodiamo soltanto le reliquie di 800 martiri perchè i corpi degli altri Ferdinando d'Aragona se li portò a Napoli.
vedete ancora la carne le dita i pezzi di fegato le membrane i tendini
questo qui stava immobile come nell'urna perduta come gli altri, ma differenza degli altri martiri ha conservato perfino gli occhi
Mattinata piovosa, le arcate come rondini allineate, ali aperte, le bifore animate,il Palazzo Moresco se ne va, rimpatria, dove sono altri stormi di follie, si autentica incastrato in una via popolare di Tunisi, dimora inconsapevole a eccezionali vicende ordinarie...se ne va galleggiando sull'acqua, corroso dalle obiezioni occidentali, santuario vagante alla ricerca di sacerdoti sempre che lo inventino, incurante del pubblico africano...e dove toccherà la sponda oltremare starà naturalmente come non se ne fosse mai staccato, e i turchi lo abiteranno a poco prezzo.
Dormi, cambiamo i fiori.
Se non fossi un palazzo, mi crederebbero
Cavaliere di un ordine misterioso, (una volta decisa la ventura) spezzò la sua lancia da torneo per ricavarne una bacchetta magica da gettare nel lago, disarmato e disarmante si era messo a ruotare su se stesso, era più che brandire una mascella d'asino.
Fin da ragazzo un monaco gli aveva insegnato che non esiste l'ingiustizia o i nemici, come tutto è una vasta pineta.
Dormi, cambiamo i fiori.
Oh tu allora eri un prato di camomilla, quando dormiva d'estate, l'ultima di lei, a meno che non sia anche senza di me di camomilla un prato, sonno che dolce di un estate giunonica ventilata da un aria di emicrania e superata sempre che la testa era l'ultima ma anche l'ultima a cadere.
Dormi, se avesse avuto più pazienza.
Dormi, la testa è mia non la mia, è qui nel reliquiario, nel sangue delle gocce dei petali più rossi dei gerani più riusciti, nella cantina dove nulla va male, nell'illusione e poi nella mia testa.
Dormi, quell'idiota ha creduto di andarsene, se ne è andato e gli piacciono i fiori ma non ha testa, ma lui la pensa sempre che non vivono insieme, si è fermato in un prato di camomille e papaveri e basta il pensiero.
Dormi.
Non li raggiungeremo mai più quei due a cavallo, si fermeranno al tronco di lei che aspetta o aspetta semplicemente dei fiori (un mazzetto primavera nel collo).
Il nostro amore sarà color del fumo, preciso artigianale, al riparo dalle inesattezze dell'arte.
Firenze non fu mai una repubblica marinara
tutto qui.
Cinque secoli fa ad Otranto ti sarebbe piaciuto morire
oggi vorresti vivere .
Questo lusso di sangue non ti si addice
e il male non sta nel povero ragazzo che sei, tanto peggio per te se lo sai.
Ma tu non sai pregare, non sai desiderare ne toccare
vedi tutto e non puoi mutare niente
ti ci vorrebbe intorno una barbarie, fortune che non capitano più
Otranto. religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante, confluenze islamiche ebraiche turche arabe cattoliche. Ne è testimone la stupenda cattedrale. Il suo favoloso mosaico figurante 'l'albero della vita' dell'anno 1100. un etnia sposata ad una vita immaginaria
Non esiste la Puglia. Ci sono le Puglie. Mettere insieme Otranto e Bari sarebbe come dire che Milano e Roma sono la stessa cosa. La terra d'Otranto è fuori di se. Nel sud del sud dei santi. Se ne è andata chissà dove. E' un rosso stupendo. Lo usano molti pittori per la tempera. E' una terra nomade. Gira su se stessa, a vuoto . Quando si dice Puglia non si deve mai confonderla con quella fascia del Salento, giù, giù fino a Capo Leuca, detta ancora Magna Grecia. Dove fino a poco fa i portuali greci si lasciavano intendere nei dialetti indigeni di Calimera o Gallipoli...
e poi una mescolanza di sì disparate correnti, come il trascolorare dello Ionio, non si è mai verificata in nessun altra zona d'Italia.
Qui comincia la Magna Grecia. scendendo da qui fino a Capo Leuca. A sud del sud. La Magna Grecia è il depensamento del pensiero del Sud. E' il sud in perdita. Il suo guadagno. Anche se umiliato, oltraggiato, vilipeso dalla sciagurata inflazione consumistica, è ancora qui. A questo Sud azzoppato non resta che volare. L'anno medesimo (1600) in cui brucia il pensiero a Campo de' Fiori (Giordano Bruno), poco distante da Copertino nasce la Grazia.Qui nasce l'ignoranza. è un altro frutto della manìa greca. Nasce il santo che non ha il senso della gravità. Levita. Vola. Si faceva chiamare 'Frate Asino'. Se ne andò in giro per il mondo con la bocca aperta. Illetterato et idiota. è l'apoteosi del depensamento.